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Il futuro è fra noi, perché averne paura?
Quando nel '62 la Hanna & Barbera diede vita ad uno dei cartoni animati
cult del secolo scorso "The Jetsons" (I pronipoti), la visione che si
aveva in quel periodo della casa del futuro era ben rispecchiata all'interno di questa saga.
Case a forma di bolla, completamente automatizzate, con computer tuttofare e
l'immancabile domestico robot capace di cucinare, pulire, riparare ogni cosa ed accudire i
figli. Allora si immaginava un mondo che in confronto a quello che viviamo appare quasi
come quello vissuto dai personaggi di un'altra serie altrettanto famosa, quella dei Flinstones,
gli antenati che vivevano senza energia elettrica ma che non si facevano mancare
i comfort della vita moderna.
Ma oggi, dopo 40 anni, anche se non ce ne accorgiamo forse non siamo così lontani da quelle visioni.
Col tempo ci siamo abituati alla tecnologia che ci circonda,
all'irrompere nelle nostre vite di ogni sorta di apparecchio o di
elettrodomestico, questo ha portato farci vedere lo sviluppo con un occhio
diverso, non ci immaginiamo più case fredde e vuote dove la tecnologia prende inesorabilmente
il sopravvento sul quotidiano. Abbiamo imparato a vivere e convivere con la tecnologia e a
gestire il progresso. Le nostre case sono confortevoli e forse più di prima
accoglienti e familiari ed allo stesso tempo potenzialmente capaci di essere paragonate a
quella dei nostri Pronipoti.
La tecnologia ha bisogno di essere vissuta, deve essere alla base del miglioramento delle nostre
vite e delle nostre aspettative. Evitare lo scontro morale con lo sviluppo ed
accettare il progresso come fonte di miglioramento è l'obiettivo che si è
imposta una corrente di ricerca, una scienza e forse anche una filosofia.. La
Domotica.
Iack_ (Domotrix), Pisa - 26 Ottobre 2003