Whoopy.it il portale del divertimento pubblicità sul web
Google Web Whoopy.it

Poesie Charles Bukowski

Charles Bukowski: nasce in Germania nel 1920, ancora giovanissimo si trasferirà negli States alla ricerca di quel sogno americano che solo in futuro gli si rivelerà un’ingannevole utopia. Ben presto perderà ogni traccia delle sue origini europee e morirà abbandonato a se stesso nel 1994 in California. Definito dalla critica "il genio barbone’’, non trascorre una vita delle più felici: provando sulla propria pelle tutti i disagi della fine del ventesimo secolo, sarà sempre in cerca di lavoro e di denaro, anche la salute molto spesso lo abbandonerà a causa dei suoi problemi derivati dalla dipendenza da alcool. Le sue poesie, come i suoi libri, rappresentano una sorta di autobiografia a puntate, nella quale il monto viene visto come un freddo e pungente nemico dell'uomo.

 

Il cuore che ride 

la tua vita è la tua vita. 
non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina dell'arrendevolezza. 
stai in guardia. 
ci sono delle uscite. 
da qualche parte c'è luce. 
forse non sarà una gran luce ma la vince sulle tenebre. 
stai in guardia. 
gli dei ti offriranno delle occasioni. 
riconoscile, afferrale. 
non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta. 
e più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà. 
la tua vita è la tua vita. 
sappilo finché ce l'hai. 
tu sei meraviglioso gli dei aspettano di compiacersi in te.

 

la tragedia delle foglie

mi destai alla siccità e le felci erano morte,
le piante in vaso gialle come grano;
la mia donna era sparita
e i cadaveri dissanguati delle bottiglie vuote
mi cingevano con la loro inutilità;
c'era ancora un bel sole, però,
e il biglietto della padrona ardeva d'un giallo caldo
e senza pretese; ora quello che ci voleva
era un buon attore, all'antica, un burlone capace di scherzare
sull'assurdità del dolore; il dolore è assurdo
perché esiste, solo per questo;
sbarbai accuratamente con un vecchio rasoio
l'uomo che un tempo era stato giovane e,
così dicevano, geniale; ma
questa è la tragedia delle foglie,
le felci morte, le piante morte;
ed entrai in una sala buia
dove stava la padrona di casa
insultante e ultimativa,
mandandomi all'inferno,
mulinando i braccioni sudati
e strillando 
strillando che voleva i soldi dell'affitto
perché il mondo ci aveva tradito
tutt'e due.



l'uccello

con gli occhi rossi e stordito come me
l'uccellogiunse in volo
dal lontano Egitto
alle 5 del mattino, 
e Maria quasi inciampò sui tacchi a spillo: 
cos'era, un razzo? 
e andammo di sopra. 
riempii due bicchieri di porto
e aspettammo che le campane
stanassero gli sgobboni dai loro miserabili nidi
poi Maria andò dentro ad annaffiare
il vaso 
e io rimasi là seduto a strofinarmi la barba di tre giorni
pensando a quel matto di un uccello 
e questo è il risultato: 
tutto ciò che davvero contava
era andare in qualche posto 
quanto più in fretta tanto meglio era 
perché restava meno da aspettare
per morire. Maria uscì 
e tirò giù le coperte 
e io mi tolsi il vestito macchiato
m'infilai sotto le lenzuola sudate,
chiudendo gli occhi al suono e alla luce,
e la sentii sfilarsi i tacchi aguzzi 
e i suoi piedi gelati mi calcarono i polpacci
e io battezzai quell'uccello
Mr. America 
e poi rapido mi addormentai.



Una sfida alle tenebre

colpito in un occhio
colpito nel cervello
colpito nel culo
colpito come un fiore nella danza

meravigliandomi per come la morte vinca senza fatica
meravigliandomi per come si presti fede a stupide forme di vita
meravigliandomi per come il riso venga soffocato
meravigliandomi per come il vizio sia così una costante

presto dovrò dichiarare la mia guerra alla loro guerra
devo aggrapparmi al mio ultimo pezzo di terra
devo proteggere il piccolo spazio che ho creato e che mi ha
permesso di vivere

la mia vita non la loro morte
la mia morte non la loro morte

questo posto, questo tempo, adesso
faccio voto al sole
che ancora una volta riderò di cuore
nel luogo a me perfetto
per sempre.

la loro morte non la mia vita.



Farcela.

umidità antimeridiana Ade applaude con l'herpes sulle mani c'e'
una donna che canta alla radio, la sua voce si arrampica tra le
pieghe di fumo, il mio vino sbuffa...
è ora di star sola, canta la donna tu non sei
mio e mi fa stare tanto male,
essere io proprio io...
macchine per la strada, le sento, è come un mare distante 
infangato di gente
e dietro l'altra spalla, lontano sulla Settima strada
vicino a Western Island
l'ospedale, l'indirizzo dell'agonia -
lenzuola padelle braccia teste
esalazioni;
tutto così soavemente atroce, ininterrotto e
soavemente atroce: l'arte di estinguersi: la vita mangia
la vita...
una volta ho sognato un serpente che si inghiottiva la 
coda, inghiottiva e inghiottiva finché
è arrivato a metà dell' anello, si è fermato e
è rimasto così,farcito di sé
stesso, bella fregatura.
non abbiamo nient' altro che noi stessi per tirare avanti, ma può
bastare...
scendo a prendere un'altra bottiglia, accendo la 
tivù è c'e' Gregory Peck che fa finta di essere
F.Scott ed è tutto agitato stà leggendo il suo 
manoscritto a una signora
la 
spengo.
ma che scrittore è? uno che legge le sue pagine a 
una signora? un sacrilegio bello e buono...
torno su e i miei due gatti mi vengono dietro, sono
tipi in gamba, mai uno screzio fra noi, mai una 
lite, musica sempre in comune, mai dato il nostro voto a un
presidente.
uno dei due, quello grosso, salta sullo schienale 
della sedia, mi si strofina sulle spalle sul
collo.
"niente da fare", gli dico, "non ho intenzione
di leggerti questa 
poesia"
lui salta sul pavimento esce sul
terrazzino e il suo socio
gli va dietro.
tutti e due seduti a guardare la notte; ecco
quel che si dice avere la testa a posto.
alla mattina prestissimo, quando tutti o quasi 
dormono, cimicette notturne, robine con le ali
entrano in casa, vorticano piroettano.
la macchina da scrivere elettroronza, ho
aperto la bottiglia nuova, l'ho assaggiata batto un altro
verso. leggetelo
pure alla vostra signora , capace che vi dica: 
fregnacce. capace che stia
leggendo Tenera è la notte.



Zero

seduto a guardare la lancetta del TIMEX che gira e rigira e
rigira...
difficile che questa qui diventi una notte da ricordare
seduto a stanarmi punti neri dietro al collo
mentre gli altri si infilano nelle lenzuola insieme a una gnocca
[bollente
io mi guardo dentro e trovo il vuoto totale.
sono rimasto senza sigarette e non ho nemmeno una pistola
[sfoderare
l'unica cosa che ho è questo blocco dello scrittore.
la lancetta del TIMEX continua a girare e 
rigirare...
ho sempre voluto essere uno scrittore
adesso sono uno scrittore che non riesce a scrivere.
potrei scendere a guardare i programmi notturni alla tivù con mia
[moglie
mi chiederà com' è andata 
farò un gesto qualsiasi con la mano
mi piazzerò vicino a lei
e guarderò gli omini di vetro fallire
come ho fallito io.
adesso scendo giù per le scale
che scena:
un uomo vuoto che sta attento a non inciampare e sbattere la testa
vuota.

 

 

poesie
[Ritorna all'area dedicata alle poesie]

 

 

Pubblicità

Interessanti

Gocce d'arte